Siamo a Betlemme, nel Campo dei Pastori, il luogo dove, la notte in cui nacque il bambino Gesù, i pastori stavano vegliando e facendo la guardia al loro gregge.
L’evangelista Luca ci racconta che quando Maria dà alla luce Gesù, sono proprio questi pastori a ricevere, per primi, l’annuncio della sua nascita.
Un angelo si reca da loro, una grande luce li avvolge e loro si spaventano. Ma il messaggero di Dio li rasserena: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,10-12).
In quella notte del primo Natale le tenebre in cui vivevano i pastori e la gente di Betlemme furono illuminate dalla nascita del bambino Gesù.
Oggi ancora abbiamo bisogno di lasciarci illuminare dalla nascita di questo bambino, che è il Figlio di Dio e il nostro Salvatore.
Quante persone, ancora oggi, vivono circondate dalle tenebre come i pastori che vegliavano in questo campo duemila anni fa.
I nostri fratelli e le nostre sorelle in Siria e in Yemen, come in molti altri Paesi del mondo vivono ormai da molti anni nelle tenebre di conflitti sanguinosi, che trasformano milioni di persone in sfollati, in rifugiati sradicati dalla propria famiglia e dalla propria cultura, cacciati dalla propria patria e spesso nell’impossibilità di trovare accoglienza in una nuova terra.
Tanti altri nostri fratelli in umanità vivono nelle tenebre causate dalle crisi economiche ed ecologiche, che mettono in ginocchio intere popolazioni e, spesso, costringono a emigrare. E anche per loro si ripete l’esperienza di Giuseppe, di Maria e del bambino: non c’è posto per loro in nessun luogo, al massimo sotto una tenda.
E c’è chi la tenebra la porta dentro, una tenebra che a volte è frutto dell’aver subito violenza, altre volte è frutto invece delle proprie scelte sbagliate, altre ancora dell’incapacità di accettare qualche esperienza dolorosa della vita.
C’è infine la tenebra del peccato, della lontananza da Dio, del voler fare a meno di Lui o del vivere come se Lui non esistesse. Tenebre che si trasformano presto nel rifiuto del fratello o della sorella, del suo diritto a esistere, del riconoscimento della sua dignità di persona, dal primo istante del concepimento fino all’ultimo respiro che dona il Creatore. Tenebre che accomunano chi vive in ogni parte del mondo. Tenebre che sono, almeno in parte, dentro ciascuno di noi.
Il bambino Gesù non è venuto a illuminare solamente la notte dei pastori qui a Betlemme, periferia delle periferie, duemila anni fa. Il bambino Gesù continua a illuminare la notte di ognuno di noi e dell’intera umanità.
Possa la luce del Bambino di Betlemme entrare nella coscienza e nell’esistenza di ognuno di noi, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità; possa la sua luce illuminare tutti i popoli e i fedeli di ogni religione che stanno desiderando Lui, che a tentoni lo stanno cercando.
Possa Egli illuminare la coscienza di coloro che governano le nazioni e l’economia e aiutarli a scoprire che governare è prendersi cura di chi è più piccolo, di chi è più fragile, di chi è senza tutela.
Possa il Bambino di Betlemme illuminare l’azione di chi fa cultura e comunicazione perché diffondano il messaggio del bene.
Buon Natale dal Campo dei Pastori vicino a Betlemme,
Buon Natale dal luogo del primo annuncio della nascita del Salvatore,
Buon Natale dal luogo in cui gli angeli hanno cantato: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini che Egli ama”.
Buon Natale a ciascuna e ciascuno di voi, alle vostre famiglie e comunità.
Fr. Francesco Patton OFM
Custode di Terra Santa
Il 6 gennaio m di fedeli locali e pellegrini si è riunita nella Chiesa della Natività a Betlemme per celebrare il Natale delle Chiese che seguono il calendario orientale.
In occasione dello scambio degli auguri natalizi, è stato ribadito l’impegno comune delle Chiese di Terra Santa per difendere la presenza cristiana in questa terra.
Nella prima domenica del Santo Avvento, il Custode di Terra Santa ha attraversato la porta della barriera di separazione, che si erge come testimone silenziosa di lunghi anni di sofferenza nella terra dove è nato il Principe della Pace: Betlemme.