I martiri di Damasco

2024-10-15 14:21:55
I martiri di Damasco Introduzione Nel 1219, San Francesco arrivò ad 'Acri con le Crociate che partivano dal continente europeo verso il Medio Oriente, ma arrivò in spirito d’amore, tolleranza e pace, Si incontrò con il Sultano che governava a quel tempo, cioè il Sultano Al-Kamil, il quale diede a San Francesco il permesso di visitare la Terra Santa e le sue chiese esistenti a quel tempo, e arrivò qui, a Gerusalemme, poi partì da Gerusalemme per Betlemme, e tornò a casa sua ad Assisi. Ma lasciò dietro di sé un piccolo gruppo di frati francescani, i Frati Minori, per stabilire il primo nucleo della presenza francescana in Terra Santa, quel nucleo crebbe, e il loro numero in Terra Santa si aumentò, e da qui, da Gerusalemme partirono verso altre città e anche verso altri paesi, così arrivarono anche in Siria, precisamente a Damasco. Andiamo insieme da qui, da Gerusalemme a Damasco. La storia I martiri di Damasco Abbiamo viaggiato indietro nel tempo fino al 1860, nella città di Damasco, dove c'erano otto frati, che vivevano in convento. Servivano insegnando alla gente della zona, di tutte le confessioni, e fornivano assistenza spirituale alle parrocchie che circondavano il monastero. Improvvisamente, si scatenò contro di loro un movimento di gelosia e odio religioso, e iniziò il piano di persecuzione. Padre Emmanuel Ruiz, il superiore, ne venne a conoscenza, all'inizio fu spaventato e preoccupato, ma nonostante la sua debole corporatura, era un uomo di fede, di coraggio e di spirito paterno per i suoi confratelli, così radunò i suoi figli e spiegò loro la gravità della situazione. A questo punto i frati si confessarono, parteciparono alla Messa e ricevettero la Santa Comunione, come se si preparassero a dare la loro vita come testimonianza a Gesù Cristo Salvatore. Quando la guerra contro i frati divampò, bloccarono e potenziarono a loro volta le porte del monastero, credendo che le alte mura del monastero e la forza delle porte li avrebbero protetti fino all'arrivo degli aiuti e della pace. Tuttavia, una persona riuscì a saltare le mura, a entrare nel monastero e ad aprire le porte chiuse ai tiranni. Il gregge si disperse e ogni frate corse in una direzione diversa per proteggersi dall'ira dei persecutori, mentre il superiore si recò alla chiesa e verso il tabernacolo, consumò le specie eucaristiche del corpo di Cristo in esso custodite, affinché nessuno lo profanasse. Allora i criminali lo sorpresero e gli chiesero sotto minacce di apostatare e di cambiare la sua fede in Gesù Cristo o di essere ucciso su quell'altare. Egli rifiutò tutte le loro idee, si rifiutò di rinnegare Gesù Cristo e la sua fede in lui, così i tiranni misero la sua testa su quell'altare e la tagliarono, separandola dal collo e dal suo corpo immacolato con la lama della spada. Quando due frati se ne accorsero, corsero verso il campanile: erano Francesco e Juan, che suonarono le campane, chiedendo aiuto, ma allo stesso tempo lodando la nascita di un santo in cielo. Ma gli assassini li sorpresero e picchiarono a morte Francesco, gettandolo dalla cima del campanile per essere martirizzato sul posto, mentre Juan fu anch'egli gettato nel cortile del monastero, ma non morì e rimase per molte ore soffrendo per il dolore della caduta, finché uno dei criminali lo sorprese e lo uccise a lama della sua spada. Fra Nikola andò in strada e tentò di fuggire, cercando di chiamare aiuto, ma anche lui fu ucciso e martirizzato con una fucilata. Nel bel mezzo di questi eventi, due scolari entrarono nel monastero, cercando di capire cosa stesse succedendo. Fra Pedro li vide, preoccupato dalla reazione dei criminali, cercò di nascondere i ragazzi; mentre lo faceva, i persecutori lo afferrarono e insistettero, sotto minaccia, affinché cambiasse la sua fede e rinnegasse Gesù Cristo e la sua salvezza attraverso di Lui, egli rifiutò ostinatamente, si prostrò e alzò gli occhi verso il cielo e chiese a Dio forza, fermezza e benedizione mentre veniva martirizzato dai trucidatori. Fra Nikonore fuggì in preda al panico e alla paura, ma i criminali lo catturarono e lo minacciarono di rinnegare la sua fede, ma lui rifiutò, così lo uccisero, conficcando un pugnale nel suo cuore puro e amorevole. Uno dei frati, Angelo Berto, riuscì a raggiungere la casa di un vicino e cercò di rifugiarsi lì, e lo fece fino a quando gli assassini non seppero dove si trovava. Lo catturarono e lo aggredirono a colpi di ascia, così che anche lui fu martirizzato, rifiutandosi di rinnegare la sua fede in Gesù Cristo. Diversi giorni dopo questi eventi, uno dei cristiani della zona, Francesco Nadim, stava cercando un frate di cui si erano perse le tracce dall'inizio delle persecuzioni, fra Carmelo, e sfortunatamente trovò il suo corpo abbandonato in una strada, così lo trasportò e lo mise nei sotterranei del monastero con il resto dei suoi confratelli morti. La persecuzione non si limitò ai soli religiosi, ma anche a tre fratelli della chiesa maronita, anch'essi frequentavano il monastero francescano di Damasco, Francesco, Muti e Raffaele, che furono anch'essi uccisi di spada e martirizzati perché si rifiutarono di rinnegare Gesù Cristo Salvatore, e rimasero saldi e fermi, con amore e fede, e offrirono la loro vita come puro sacrificio nelle mani dei carnefici. Hanno dato tutti la loro vita, monaci e laici, come testimonianza vivente che la fede in Gesù Cristo, il Salvatore, si basa sull'esempio di come egli stesso ci ha amati e ha dato sé stesso per noi e per la nostra redenzione. Epilogo Signore, se vuoi, allontana da me questo calice, ma sia la tua volontà e non la mia, questo è ciò che disse Gesù Cristo qui a Gerusalemme e in particolare nell'orto del Getsemani. Siamo tornati da Damasco a Gerusalemme da dove eravamo partiti. Abbiamo sentito e visto la storia dei martiri di Damasco, sia la storia dei frati sia quella dei laici, che hanno dato la loro vita e il loro sangue come testimonianza dell'amore di Dio. Hanno dato la loro vita e il loro sangue come testimonianza di un chiaro amore per Gesù Cristo, perché? La domanda sorge spontanea: perché lo hanno fatto? Avrebbero potuto fuggire, avrebbero potuto cambiare il destino della loro vita, invece no, perché la volontà di Dio era più importante per loro di qualsiasi volontà umana, persino della loro. Si rifiutarono di rinnegare Gesù Cristo, che li aveva salvati con il suo sangue sulla croce, e vollero essere testimoni della fede in quel momento, in quella prova, e in quelle sfide che vissero a Damasco. Cari fratelli e sorelle, le sfide ci sono, le difficoltà sono infinite, ma cosa dobbiamo fare di fronte a queste sfide? Dobbiamo imitare i santi, dobbiamo sopportare, dobbiamo stare con gli occhi alzati al cielo e chiedere la volontà di Dio e non la nostra, come ha fatto Gesù Cristo qui nel Giardino del Getsemani. La testimonianza nella nostra fede cristiana è la testimonianza della verità alla verità, e la verità è Gesù Cristo; quindi, perché dovremmo tardare a testimoniare la verità? Ancoro dico le sfide non finiscono, le difficoltà esistono e rimarranno, siamo chiamati a imitare i santi di Damasco, e San Francesco, che a loro volta imitarono Gesù Cristo e hanno detto: Sia fatta la tua volontà, o Signore. Allora sia fatta la tua volontà in tutti noi, Amen. Sant'Emmanuele Ruiz Nato in Spagna nel 1804, è entrato nell'ordine francescano all'età di 21 anni. Al tempo delle persecuzioni, rispose coraggiosamente: No, sono un cristiano e voglio morire da cristiano. San Francesco Pinazo Nato nel 1802, decise di farsi frate. Indossò l'abito francescano nel 1822. Prese i voti come fratello. San Giangiacomo Fernandez Nato nel 1808, vestì l'abito francescano nel 1831 Nel 1859 fu inviato a Damasco dove i suoi conoscenti ammirarono la sua grande pietà e umiltà. San Nicola Alberca Nel 1859 fu inviato con altri compagni a Damasco per imparare l'arabo. Nel periodo delle persecuzioni rispose coraggiosamente: Preferirei sopportare mille volte la morte piuttosto che rinnegare la mia fede. San Pietro Soler Nato nel 1827, a 29 anni poté realizzare il suo desiderio di farsi frate. In tempo di persecuzione, rispose coraggiosamente: Sono un cristiano e preferisco morire da cristiano. San Nicanore Ascanio Nato nel 1816, entrò nell'Ordine francescano all'età di 16 anni. In tempo di persecuzione rispose coraggiosamente: sono un cristiano, quindi uccidetemi. Sant'Engelberto Kolland Nato nel 1927, ha indossato le vesti di San Francesco nel 1849. Con coraggio rispose al tempo delle persecuzioni: Sono un cristiano e anche un sacerdote, quindi potete uccidermi. San Carmelo Volta Nato nel 1801, entrò nell'Ordine francescano all'età di 22 anni e fu ordinato sacerdote. Al tempo delle persecuzioni rispose coraggiosamente: Questo non sarà mai.

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