Sabato e domenica, nella Chiesa del Santissimo Salvatore a Gerusalemme, organizzate dalla Custodia di Terra Santa e dalla Chiesa Cattolica Maronita, si sono svolte le celebrazioni di ringraziamento per la canonizzazione degli undici martiri di Damasco.
La preghiera del sabato sera è stata aperta da una veglia solenne, presieduta da Mons. Moussa El-Hage arcivescovo cattolico maronita, e poi sono stati cantati i primi vespri con la liturgia in arabo, per venerare i santi martiri e le loro virtù eroiche, in particolare quelle dei fratelli Massabki.
S.E. Mons. MOUSSA EL-HAGE
Arcivescovo Maronita
Malgrado tutto quello che sta succedendo in Libano, in Israele e in Palestina, vediamo che il cielo, il nostro Signore Gesù Cristo ci dà delle grazie. Da una settimana la grande grazia che stiamo vivendo, è la canonizzazione dei Santi.
Dei tre fratelli Massabki sappiamo che uno era un commerciante, uno un professore e il più giovane un sacrestano. Secondo Mons. Moussa, il crudele assassinio di questi uomini di fede nel 1860, ha fatto germogliare una vita nuova anche nella storia di oggi perchè sacerdoti e laici sono stati uniti dalla corona del martirio. Ci racconta, infatti, che in Libano si sta diffondendo fra i laici cattolici una nuova consapevolezza sull’importanza del lavoro quotidiano come cammino di santità ordinaria.
S.E. Mons. MOUSSA EL-HAGE
Arcivescovo Maronita
Tutti noi siamo chiamati ad essere Santi, non con un dottorato e con una laurea, ma con l’amore per il Signore e condividendo con Lui le piccole cose della nostra vita.
Dopo i vespri, i partecipanti si sono recati nel salone della Custodia, dove Fra Francesco Patton e Mons. Moussa hanno inaugurato la mostra sui santi martiri, curata dall’architetto Vincenzo
Zuppardo e preparata dalla Commissione per la Canonizzazione dei Martiri della Custodia di Terra Santa. Seguendo un itinerario in senso orario, il visitatore può leggere le didascalie che narrano la biografia di ognuno degli uccisi, a corredo delle rispettive fotografie, in italiano, inglese o arabo. Ci sono anche libri e cartoline con la preghiera di intercessione ai Martiri di Damasco pubblicati per la diffusione del culto e per la conoscenza del popolo di Dio.
Fr. MAIKEL ANJELO, ofm
Custodia di Terra Santa
Vengo dalla Siria e i martiri di Damasco significano molto per me. Sentiamo la forza che la Chiesa ha sperimentato in quel periodo in Siria e come la sperimenta oggi. Provengo da un luogo in cui la comunità cristiana vive, negli ultimi anni, un tempo di guerra. E posso dire che da loro ci viene data molta forza. Ho pronunciato i miei voti perpetui un mese fa e ho raccolto e fatta mia la loro ultima preghiera "Sia fatta la volontà del Signore". Questa frase ci illumina per essere sempre pronti e forti nel Signore e per seguire il loro esempio di fedeltà a Cristo.
La preghiera di ringraziamento è proseguita anche la domenica. La Santa Messa è stata presieduta dal Custode e concelebrata da Mons. Moussa, da Mons. Adolfo Tito Yllana, Nunzio Apostolico in Israele e Delegato Apostolico in Gerusalemme e Palestina, e da tutti i sacerdoti della Custodia di Terra Santa. Invitati a partecipare le comunità religiose e i fedeli laici.
UOMO IT
Fr. FRANCESCO PATTON, ofm
Custode di Terra Santa
Siamo contenti perché sono un dono di Dio, sono un dono di Dio per tutta la Chiesa, sono un dono di Dio alla Chiesa della Terra Santa, del Medio Oriente e anche alla Custodia. Questi martiri sono particolarmente importanti per noi perché rappresentano un intero popolo di Dio, di un'intera Chiesa che ha subito il martirio nel 1860 con decine di migliaia di cristiani che sono morti per non rinnegare Gesù Cristo, per rimanere fedeli a Lui.
Fra Patton, ha ricordato anche nella sua omelia che la vita dei martiri è una provocazione a tutti noi cristiani per comprendere la vita come vocazione e missione.
Fr. FRANCESCO PATTON, ofm
Custode di Terra Santa
Il più delle volte noi non diamo la vita in modo cruento ma siamo chiamati a dar la vita attraverso una forma di martirio quotidiano che è quello dell'essere fedeli alla nostra vocazione, che è quello come suggeriva il Papa a Roma, di spendersi per gli altri nel servizio, di manifestare l'amore in modo molto concreto.
Alla fine della Santa Messa, il coro dei frati ha intonato un inno ai martiri di Damasco intitolato: “Tremanti Inferni” composto per questa specifica liturgia. Secondo il maestro, Fra Corrado Sica, conoscere la figura dei martiri è stato fondamentale per creare una musica che potesse rappresentare la forte esperienza che hanno vissuto.
Fr. CORRADO SICA, ofm
Custodia di Terra Santa
Ho scelto una metodologia che è quella che poteva essere di coinvolgimento di tutta una struttura musicale, corale, assembleare e solistica. Questo metodo si chiama, liturgico musicale tropario, è un antico metodo già diffuso nell'iconografia della chiesa cattolica antica.
Che cosa ci presenta? C'è una stanza iniziale, il tema, che il coro presenta, che si iscriverà con la sua modalità, quella polifonica, poi c'è l'assemblea che risponde a quella stanza con la gioia di quell'evento che Dio ci ha comandato: Venite benedetti dal Padre Mio, che per voi è preparato il Regno. E noi siamo contenti di questo, perché deve distruggere la paura dell'inferno, la paura della morte.
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