Ormai siamo a metà del nostro percorso e vorremmo accostarci come pellegrini alla processione quotidiana, cercando di rileggere alcuni passaggi del libretto guida con l’aiuto di Padre Carlo Giuseppe Adesso, sacerdote italiano e professore di Storia della Chiesa, che da tre anni è in Terra Santa a servizio della Custodia.
Una particolarità della processione è l’uso della lingua latina. I frati che la usano ogni giorno la conoscono a memoria, ma i pellegrini che vi partecipano possono seguire le traduzioni offerte in almeno 6 lingue diverse.
Tra il vasto patrimonio letterario della chiesa, i francescani con sapienza e cura hanno scelto gli inni, le preghiere e le antifone più adatti alla processione.
San Venanzio Fortunato è uno degli autori. Nato in Italia tra il 530 e il 540 dopo Cristo, a un certo punto della sua vita ha lasciato la città di Ravenna, dove era andato per studiare. E di lì, per sciogliere un voto nei confronti di San Martino di Tours, che lo aveva guarito da un male alla vista, ha fatto un pellegrinaggio e si è recato in Francia, dove morì in una data imprecisata, tra il
Seicento e il seicentodieci.
P. CARLO GIUSEPPE ADESSO
Diocesi di San Marino–Montefeltro
“Venanzio Fortunato è il primo grande autore del Medioevo ed è un autore veramente notevole perché prende il meglio dell'antichità classica che aveva studiato a Ravenna e, attraverso le sue poesie, lo coniuga con il mistero di Cristo crocifisso, morto e risorto. Ecco perché i suoi inni sono diventati molto famosi e li ritroviamo anche qui, nella processione in Terra Santa”.
San Venanzio non è mai venuto in Terra Santa, ma a lui arrivò una reliquia, un sasso, una pietra del Santo Sepolcro e lui compose una poesia proprio su questo.
“Ma c'è un legame molto più forte che è dato dalla Croce, di cui Venanzio è il più grande Cantore. Dunque Venanzio Fortunato, come ho detto, scrive moltissimi inni, ma ne produce sei proprio per la Croce. Fra questi, due sono stati scelti, selezionati dai francescani per arricchire le quattro fermate, quattro stazioni della processione che ogni giorno noi svolgiamo qui al Santo Sepolcro. Sono molto famosi. Uno si chiama “Vexilla Regis Prodeunt” e l'altro si chiama “Pange Lingua Gloriosi”.
I francescani hanno preso questi inni, li hanno spezzettati, adattati proprio per questa processione.
Partiamo dal primo Vexilla regis prodeunt - “Avanzano i vessilli della Croce del Re”. Quindi la
Croce viene presentata da Venanzio come lo stendardo, il vessillo della vittoria di Cristo.
Questo è un chiaro riferimento al Vangelo di Giovanni. Nel Vangelo di Giovanni la Croce diventa quasi lo scettro che Cristo impugna per vincere contro il peccato e contro la morte.
Venanzio dice la stessa cosa, ma dice anche un'altra cosa. Vexilla regis “I vessilli, lo stendardo del re”. Noi sappiamo che la festa di Cristo Re dell'universo è una festa recente. L'ha voluta Papa Pio XI nel 1925. Ma tutto il Medioevo, tutta la spiritualità del Medioevo ha una grande devozione e un grande amore nei confronti di Cristo Re. È qui, nell'inno di Venanzio, li troviamo quando dice vexilla regis prodeunt, cioè avanzano e procedono.
Padre Carlo Giuseppe afferma che questo dettaglio ha attirato la curiosità degli studiosi, per una ragione precisa, che era quella di accogliere una vera reliquia della Croce di Cristo che Santa Elena trovò proprio qui, in questa cappella.
Venanzio scrisse questi due inni per accompagnare la processione che portò la reliquia della Croce sino al monastero, dove poi fu accolta. Quindi questi inni sono stati scritti proprio per una processione. Ed è giusto quindi che i francescani li abbiano inseriti nella preghiera che accompagna la processione quotidiana. Questi inni sono ricchissimi, bellissimi.
La Croce viene cantata in tanti modi possibili. Nell'Inno Vexilla Regis la Croce viene cantata come albero, albero fecondo. Il rimando è all'albero del Paradiso terrestre che ha portato la dannazione. Invece la Croce porta alla salvezza.
P. CARLO GIUSEPPE ADESSO
Diocesi di San Marino–Montefeltro
Ma la Croce, e questo è un fatto tipico di Venanzio, viene definita stadera, cioè bilancia, bilancia
del grande riscatto. Questa è un'immagine che troviamo solo in Venanzio Fortunato. Gesù Cristo ha pagato un prezzo. Quel prezzo è stato pesato su una bilancia. La bilancia è la Croce grazie alla quale il nostro peccato, il nostro debito è stato espiato.
Siamo quasi alla tappa finale del nostro pellegrinaggio al Santo Sepolcro. Nel prossimo video ascolteremo il secondo inno di Venanzio Fortunato e come noi pellegrini possiamo partecipare, avvicinarci a questa grazia della Croce di Cristo che ci ha salvato dal peccato.
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